Dal Seicento all'Ottocento
Ma è soprattutto nel XVII sec. che Gallipoli iniziò la sua ascesa socio-economica, allorché alcuni mercadanti doviziosi, locali e non, andavano costruendo palazzi gentilizi e le prime confraternite edificavano le proprie chiese, usufruendo soprattutto dell'opera di grandi artisti, quali il progettista Vespasiano Genuino e i pittori Giovanni Domenico Catalano e Giovanni Andrea Coppola. Le loro firme, infatti, hanno nobilitato e impreziosito il bagaglio artistico della nostra edilizia religiosa che in gran parte nasceva in quegli anni, specie nella cattedrale dedicata a S. Agata. Eredità che si arricchì nel '700, il secolo d'oro per l'economia cittadina, il cui valore si può tutto leggere persino nelle numerose e importanti chiese che furono elevate per devozione anzitutto alla Beata Vergine.
Grande splendore attraversò la città dai primi anni del Settecento, quando gli Austriaci, per un trentennio dominatori dell'ex regno di Napoli, diedero impulso all'attività del porto. La città era in continuo fervore, raggiungendo un notevole benessere e un aumento demografico con oltre 12 mila abitanti. Progresso che non cessò neppure dopo il 1734 con l'avvento della dinastia borbonica. Da segnalare: intenso commercio marittimo, mercato internazionale dell'olio con Borsa a Londra, prerogativa di calmierare il prezzo, presenza di agenzie commerciali europee e consolati. Grazie a questa nuova ricchezza la borghesia mercantile finì per acuire la sua conflittuale ostilità nei riguardi della vecchia classe patrizia, assumendo più intensamente la gestione amministrativa e politica, così come il ruolo di rivoluzionaria nel 1799, in appoggio della Repubblica Napoletana. I cittadini patirono la reazione borbonica con arresti, processi e condanne. Nel frattempo la vivacità economica andò esaurendosi, in quanto l'attività portuale, già ridimensionata, fu quasi del tutto annullata a partire dal blocco navale imposto dagli Inglesi nel 1815: fu frenato il commercio dell'olio con la produzione agricola, fu azzerato il traffico portuale e rallentò l'incremento demografico, se nel primo decennio dell'800 gli abitanti erano calati a soli 8.000 residenti.
Il malgoverno borbonico durò sin dopo Ferdinando II e provocò sommosse e nascita di società segrete. Nel 1848 il Consiglio decurionale si organizzò in Comitato rivoluzionario collegato con quello provinciale presieduto dal gallipolino Bonaventura Mazzarella. Alla tempestiva reazione borbonica tanti cittadini soffrirono carcere o esilio, ma nella seconda guerra d'indipendenza suscitò forte entusiasmo l'epopea dell'impresa garibaldina.
Vi partecipò la patriota ed eroina gallipolina Antonietta De Pace (1818-1893), che entrò a Napoli al fianco di Garibaldi. Accolta l'Unità nazionale, la popolazione si trovò a dover affrontare gravi problemi di natura economica; per tale ragione si ribellò, nel novembre 1861, contro l'obbligo della leva con una sommossa popolare di un centinaio di pescatori e portuali, dei quali, oltre ai diversi feriti, due rimasero uccisi dalla Guardia nazionale.
Nel corso degli anni calamità naturali in agricoltura frenarono la produzione e il commercio con seri danni per i 500 portuali e i 500 bottai, mentre si cominciarono a costituire le prime organizzazioni politiche e sociali, come il "Partito Democratico Repubblicano" e la "Società operaia di mutuo soccorso ed istruzione" d'ispirazione mazziniana, grazie a cui si aprirono le prime scuole: l'asilo e le elementari negli ex conventi sottratti alle comunità monastiche, il ginnasio e la scuola tecnica nel Seminario vescovile.
Col progetto governativo dell'ingegnere del Genio Civile Luigi Lamonica (24-10-1858), si avviava il piano urbanistico del Borgo destinato a prendere forma a scacchiera ai due lati della cerniera di via XX Settembre (Corso Roma), nella direttrice ovest-est, in epoca in cui fuori dal ponte esistevano soltanto la casa di sanità, la fontana antica, la chiesetta di S. Cristina, la chiesa del Canneto, la casa della tonnara, magazzini, la cappella del Rosario e assai più distante e isolata a levante del centro abitato la vecchia chiesa di S. Lazzaro. Iniziavano così a sorgere a partire dal 1858 le prime palazzine tra gli isolati abitati, un teatro in legno (Eldorado, poi Tito Schipa), opifici vari, anche di tabacchi, molteplici magazzini specie di legname, fabbriche di botti, l'industria principale per il commercio oleario, importante quanto la pesca, che si avvaleva della tonnara nel seno delle Fontanelle.
Proprio a ridosso del fossato del castello si realizzava intanto il mercato coperto, punto di coagulo del commercio cittadino, e si inaugurava, come ulteriore ritrovo della cosiddetta "nobiltà" organizzato nel "Circolo cittadino", il nuovo teatro civico intitolato a Garibaldi.
Dopo la grave epidemia di colera del 1867, che causò 68 vittime e la cui fine fu attribuita all'intervento miracoloso di S. Cristina, si attrezzò il porto con banchine e molo foraneo, mentre nel 1870 il Governo centrale decretò la realizzazione dell'ultima tratta ferroviaria (oggi della Società Sud-Est), ossia la Gallipoli-Zollino collegata col capoluogo di provincia.
La vita amministrativa cittadina viveva i contrasti delle fazioni della classe dirigente, mentre la popolazione senza distinzioni sociali si dibatteva in una profonda crisi dell'agricoltura, con carestia e miseria, ragioni che nel 1881 diedero vita a disordini soffocati con la forza. Anche se molto attivi, i repubblicani non riuscivano a prevalere sui conservatori, che erano chiamati a fronteggiare anche le Società operaie, apertamente appoggiate dal pugnace foglio locale "Spartaco", organo democratico filo-socialista.
Nel 1890, dopo un'Amministrazione trentennale di destra, passarono a reggere la città i democratici repubblicani, mentre nel 1897 i socialisti, per la prima volta impegnati, non ebbero particolare successo nelle elezioni politiche generali col loro onesto rappresentante Giuseppe Tricarico, mastro bottaio. Intanto, causati dalle tristi condizioni economiche, scoppiavano i tumulti di operai e pescatori, bottai e portuali, finché nel gennaio 1898 una sommossa fu sedata con l'intervento anche dei soldati e l'arresto di 71 militanti socialisti.
Articolo curato da Gino Schirosi
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